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venerdì 31 marzo 2017

Janas,





Janas, Uomini e Giganti - Photocity -

Un libro pubblicato alcuni anni fa ma che mi ha dato davvero tante soddisfazioni. Lo ripropongo spesso perché è sempre valido, specialmente per chi ama la Sardegna.

mercoledì 29 marzo 2017

Pensare l'impensabile -



Qualsiasi cosa si pensa è perché è pensabile. Non esistono cose impensabili, perché essendo impensabili non ci può essere mente capace di pensarle.
Quando pensavo l'impensabile mi sono trovato nella situazione di poterlo pensare. Nel momento che il pensiero è nato, ho compreso che non era impensabile. A volte non vogliamo pensare qualcosa che potrebbe ribaltare la nostra percezione del mondo in cui viviamo, ma se facciamo uno sforzo, ci riusciamo. A volte fa male pensare ciò che pensiamo impensabile. Ma quando il pensiero si forma e si anima nella nostra mente, diventa qualcosa di fatto, di finito, di concluso. I pensieri portati al limite della percezione, diventano innaturali, diventano qualcosa che non si riesce a far aggrappare al vissuto, sono parte di un mondo che si nasconde dietro ombre oscure e quando emergono ci creano disagio. Questo disagio può essere provocato dal fatto che non includiamo questi pensieri nella nostra esistenza, vivendo, in questo modo, una vita dove ci manca proprio l'impensabile.
Certo, si raggiungono queste riflessioni se si è abituati a usare i pensieri in maniera costante, in maniera continua. Mi accade, forse, perché mi considero uno scrittore, e quando scrivo mi accorgo che la mente riesce a lacerare in qualche modo, questa ombra che tiene racchiusi tesori di pensieri. A volte sono valanghe che non riesco a contenere, e li perdo a causa della loro velocità e complessità, ma a volte, sono chiari, pensieri che spontaneamente si formano e mi lasciano il tempo di pensarli o addirittura di trascriverli.
L'Impensabile rimane comunque qualcosa che non emergerà mai in tutta la sua forza, perché è legato alla nostra mente, al come siamo fatti, alla dimensione in cui viviamo, ma si può riuscire a strapparne alcuni, che spesso, diventano parte importante della nostra stessa esistenza, pur mantenendo quell'alone di mistero che ci fa chiedere, 'ma dove sono arrivati questi pensieri'?

giovedì 23 marzo 2017

Operiamo nel buio -



Si pensa sempre che il cambiamento sia qualcosa di importante. Oggi si esalta molto l'idea del cambiamento. Ci sono molte tecniche che vengono insegnate o distribuite su internet riguardo questo aspetto della nostra attuale società.
Ogni persona sa che il cambiamento è un salto in qualcosa di altro, in qualcosa che farà fare un salto in una dimensione diversa alla nostra mente e alla nostra vita.
Così, ci si sforza di cambiare, di andare verso una dimensione migliore.
Ci sono Stati che hanno attuato questo cambiamento. Un cambiamento quasi radicale, ma c'è un'incognita nel cambiamento, ed è quella che non si sa che cosa cambierà veramente e che cosa comporterà questo cambiamento.
Un esempio lampante sono gli Stati Uniti, dove il cambiamento è avvenuto con l'elezione del nuovo Presidente.
Quello che vediamo da qui, dalla nostra Terra, è che questo cambiamento non piace a molti.
Eppure, il cambiamento c'è stato e a quanto sembra, continuerà.
Cos'è successo a questo tipo di cambiamento?
Quello che succede ogni volta che c'è un cambiamento. Si cambia.
In meglio? In peggio?
Chi lo stabilisce questo punto?
Sicuramente coloro che non volevano il cambiamento, sono contrari, mentre quelli che lo volevano, ne sono contenti.
Il cambiamento non avviene secondo i nostri desideri. Avviene in base a un sistema sociale definito democratico, la maggioranza vince.
Ora, se continuiamo a cercare il cambiamento nelle masse, nella politica, nel sistema indotto e manipolato del nostro mondo, non avremo mai un cambiamento che ci faccia stare davvero bene, perché anche quando vince la parte che sosteniamo, avremo sempre qualcosa da recriminare. Il cambiamento non accade mai così come lo vorremmo.
Si cerca sempre un sistema perfetto di gestione della Cosa Pubblica, ma è soltanto una forma di inganno, perché nessuno ha le nostre identiche idee. Ognuno ha qualcosa di simile, qualche valore che ci avvicina, ma nessuno è come noi.
Allora, l'unico sistema veramente efficace non è il sistema, siamo noi. Noi sappiamo cosa fare, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.
Se ognuno di noi vuole un cambiamento per come siamo noi, non ci sarà mai un raggiungimento di un simile stato, è impossibile, eppure, vogliamo l'impossibile.
Quello che è possibile è cambiare noi stessi, solo noi stessi, solo un unico individuo, non possiamo fare altro se consideriamo la libertà di ognuno come consideriamo la nostra stessa libertà.
Cambiare noi stessi non è però un pensiero, non è un'idea, non è un sogno.
E' qualcosa che ha necessità di tempo, di lavoro, di attenzione, di volontà nel cambiare. Non si cambia solo con il desiderio di farlo. Si tratta davvero di affrontare se stessi e quanto percepiamo di noi stessi, e di metterlo in discussione, scavando fino a trovare che cosa siamo, chi siamo, dove siamo, e rispondere a queste domande.
La politica, il sociale, l'idea, non si possono attuare quando ognuno di noi non sa chi è.
Operiamo nel buio.








lunedì 20 marzo 2017

Vedere l'ignoranza -



E' importante conoscere se stessi. In effetti, la conoscenza di se stessi appare qualcosa di estremamente importante per chi ha in sé questa specie di malattia innata. 
Malattia, si, perché quando si comincia a guardarsi, ci si scopre malati, ed essendo che non esistono medicine per una simile malattia, ci si cura spesso, utilizzando la stessa malattia. Andandola a scoprire, a vedere da che parte è arrivata, perché è venuta e perché viene chiamata ignoranza.
Ma questa malattia deve essere vista, deve essere sperimentata, deve colpire la nostra coscienza, deve essere certa, e non essendoci medici che possano certificarla, spetta solo a noi scoprirla e vederla. 
Quello che accade spesso invece, è che la malattia ci viene indicata da altri, viene identificata secondo i criteri di un esterno e ci viene data la cura. Oggi ci sono cure magiche per ogni cosa. Le cure energetiche sono diffusissime. Fanno quasi parte della vita quotidiana di moltissime persone.
Leggo spesso di persone che trovano aiuto in queste cure. Ne sono contento.
Ma penso anche che non siano cure coscienti. Penso spesso che curano qualcosa di cui la persona curata non ha alcuna percezione cosciente. 
Sicuramente fa bene, e non ho alcuna intenzione di mettere in dubbio l'efficacia delle cure energetiche, funzionano.
Però funzionano su una parte superficiale, non duratura, non stabile. Infatti, che le utilizza, ne deve fare uso fin troppo spesso, perché si accorge che con il tempo, i benefici, declinano e hanno necessità di essere riattivate.
Allora dico che in queste persone, la malattia è stata diagnosticata e gli è stata data una cura. La cura può durare tutta la vita.
E non è la soluzione. 
Significa che la persona non ha coscienza della propria malattia. Sa di averla perché gli è stata diagnosticata, a volte da un guru, a volte da un libro, a volte dal piacere di stare insieme ad altri, a volte per noia, a volte per caso, ma raramente per averla veramente fatta emergere in tutta la sua luminosità.
Nel vederla come luminosità interiore, si auto cura. Appena vista, cessa di essere una malattia.
L'ignoranza è una malattia che si auto cura quando la si realizza in se stessi.
Una volta vista,
non esiste più.

venerdì 10 marzo 2017

Compatimento -



Ci consideriamo esseri di pace. Ognuno di noi ama la pace, nessuno , o  quasi, ama la guerra. Da tempo immemore cerchiamo sempre di creare un luogo di pace per noi e per le nostre famiglie. Scriviamo libri, parliamo di pace, cerchiamo di evitare attriti, costruiamo argomenti di pace in ogni occasione.
Eppure il mondo è sempre in guerra. Ora in un luogo, ora in un altro, siamo sempre in guerra.
Il rispetto per la vita è un testo scritto da molti e rispettato da pochi.
Ci rendiamo conto che la pace è una necessità, ma siamo così condizionati da non riuscire a vedere nessuna via d’uscita. Ci rivolgiamo ai potenti per evitare le guerre senza pensare che sono proprio quelli che definiamo tali a creare le guerre. Il condizionamento a cui siamo sottoposti da migliaia di anni non ci permette di intravvedere soluzioni. Speriamo soltanto che nelle nostre strade, nelle nostre città non arrivi mai la guerra. Ci innalziamo e ci pensiamo civili, perché noi non facciamo stragi, perché noi non facciamo guerre, ma all’occorrenza, saremo in guerra, perché qualcuno ci attaccherà e ci troveremo a difenderci senza pietà verso i nostri nemici.
E  allora, mi chiedo, è possibile una rivoluzione, un cambiamento, senza la guerra?
Se noi siamo sotto l’influsso di condizionamenti, anche i nostri nemici lo sono. Entrambi abbiamo accumulato montagne di credenze per le quali siamo noi i migliori. Non ci sono vie di mezzo. Gli altri sono selvaggi, assassini, prepotenti che vogliono dominarci. Per questo siamo costretti a difenderci. Ma non ci rendiamo conto che le cose sono sempre state impostate in questo modo. La mente, la mente dei potenti, di quelli che possono decidere se fare o non fare una guerra, è così condizionata che non hanno alcuna visione di qualcosa di diverso. Come possiamo amare la pace se mettiamo a governarci persone così condizionate?
Il trucco è sempre lo stesso, da sempre: la ricompensa.
Ogni guerra ha come ricompensa qualcosa che adesso non abbiamo, qualcosa che ci appare importante, come ad esempio, la libertà.
La Libertà è sempre legata a qualcosa. Libertà di pensiero, libertà di lavorare, libertà di avere una famiglia, libertà di .... e così via.
Questa libertà e un condizionamento imposto. Imposto da un premio, da un riconoscimento, da una immensa gratificazione fatta di orgoglio. E allora, non c’è soluzione, perché conquistare qualcosa con questi obbiettivi, significa che prima o poi, ci sarà qualcun altro che dovrà farci guerra, perché i suoi desideri saranno diversi. La diversità di razza, di ideologia, di religione, è sempre lo sfondo di ogni guerra.
Una delle ultime osservazioni che mi capita di percepire è quella del compatimento. Compatiamo i nostri avversari. Un senso misto di pietà e di compassione che ci fa vedere le loro azioni come qualcosa di impossibile da cambiare. Questa visione è volutamente distribuita nelle nostre menti, in modo che la nostra mente non trovi modo di esprimersi pienamente. Ancora una volta, il senso di religione ci impone di non essere violenti, di stare tranquilli, infondo sono da compatire, non sanno quello che fanno.
Così continuiamo ad accettare che a governare siano sempre gli stessi poteri.
Tutto questo accade da millenni e continuerà ancora per millenni, con guerre, stragi, terrore.
Finché non prendiamo davvero la decisione di cambiare, cambiare noi stessi, cambiare le nostre credenze, o meglio, eliminarle, non cambierà niente.  Continueremo ad accettare ogni guerra.
Quando in ognuno di noi comincerà a risvegliarsi la coscienza che la vita terrena è solo un istante dell’infinito, finché non smetteremo di avere paura di ogni cosa, non ci sarà cambiamento.

Alcuni dicono che una guerra servirebbe per farci aprire gli occhi. E’ una delle più cieche affermazioni che si possano fare, perché lo si dice dimenticandosi delle guerre già fatte. La sofferenza delle guerre passate, non ha insegnato niente a nessuno. Quindi, le guerre, il dolore, la sofferenza non fanno cessare le guerre. La sofferenza ricerca se stessa, e si rimane in essa senza trovare mai una via d’uscita. Non è il dolore che insegna, ma la serenità. 
L’accettazione di essere esseri coscienti. E di prenderne atto.

mercoledì 8 marzo 2017

Orizzonte -




Sono uno che legge, sono uno che scrive. Sono uno che ascolta e sono uno che parla. Ho dedicato molto tempo a seguire ora uno ora un altro Maestro che mi indicava qualcosa da realizzare. Ho pensato, ragionato, analizzato. Ho cercato di capire come stanno le cose. Ancora adesso sono in movimento, e lo sarò finché il movimento esisterà. Ho rotto ideologie, religioni, credenze. Le ho indagate, spezzate, buttate via. Ho amato maestri, libri, saggezze e poi li ho abbandonati. Del tutto, cosa mi rimane? Nelle mani, niente. Nella mente teorie. Nel cuore, solo quello che già esisteva, un po’ D’amore, un po’ di odio, un po’ di paura, un po’ di avidità, un po’ di altruismo,  molta incapacità di comprendere, e ancora una sete impossibile che mi spinge a sondare.
Ho percorso vie e sentieri seguendo il canto dolce di saggi che indicavano la luna, convinti che essi sapevano, e forse era vero, essi sapevano, ma adesso penso che sappiano anche che quanto hanno non possono darlo. Nessuno può darci quello che cerchiamo, perché nessuno può sapere cosa ci serve. Se qualcosa c'è dobbiamo scoprirlo in noi. Questo, forse, i saggi hanno tentato di insegnarci. Queste sono le loro eredità. Ci indicano che non ci sono maestri, pur essendo maestri, ci indicano che siamo noi  maestri di noi stessi, ma noi vogliamo idoli, vogliamo santi, vogliamo imparare a fare miracoli. Vogliamo salvare il mondo. Assurdità che ci portano lontano da noi stessi. Assurdità che nascono solo dalla fantasia e dal desiderio di un mondo a nostra misura. La mia idea di mondo perfetto non è la tua, e nemmeno quella di altri. Nessuno ha un’idea identica. Ognuno ha un suo modo di essere 'mondo felice', e non combacia con nessun altro.
Orizzonti diversi da osservare col cuore. 
Ogni orizzonte, un mondo diverso. Ogni orizzonte infinito percorso. 

Smetto di volere un mondo felice. Smetto di volere un mondo in pace.

Smetto di volere.
Orizzonte.

lunedì 6 marzo 2017

Tempi morti -



Ci sono condizioni di vita che non ci permettono, apparentemente, di fare qualcosa che ci piace fare. Spesso, siamo così presi dal lavoro e dalle cose da fare, che non vediamo nemmeno che un’altro giorno è passato, lasciandoci senza forze, senza energia. La struttura sociale è costruita con l’intento di non lasciarci tempo. Lo stesso tempo libero che abbiamo, è già organizzato, costruito, formalizzato. Durante il giorno, dobbiamo lavorare, chi ha un lavoro,  e chi non lo ha deve rimanere senza fare niente o quasi, in attesa che accada qualcosa che gli cambi la vita. Anche questo rimanere senza fare niente è un atto costruito dalla società in cui viviamo. Per dare un senso del consumo del tempo, abbiamo la televisione, abbiamo internet, abbiamo i bar. L’importante è che il tempo passi senza permetterci di avere tempo. Così, il far niente, non è altro che un consumare le  nostre giornate.
Quando pensiamo di fare qualcosa, ci assale l’ansia. Fare, quando non si ha niente da fare, è un atto che si scontra con la nostra stessa mente, perché  siamo così abituati a considerare il non lavorare come un non fare niente, che non sopportiamo l’idea che potremmo fare qualcosa per noi stessi.
Ecco, il punto è proprio questo. Quando non si ha niente da fare, è il momento giusto per fare qualcosa per noi stessi, ma bisogna avere una buona motivazione, un buon argomento per convincere la nostra mente che vogliamo fare. Se si riesce a uscire da questa trappola mentale, si parte.
Non esiste il problema del ‘non so cosa fare’.  Non esiste davvero, è una creazione imposta dal nostro modo di vivere in questa società, dove ogni cosa deve essere fatta se c’è un ritorno economico. E’ il mondo di oggi, basato sull’economia, sul denaro, sul profitto.
Ma se non si ha un lavoro, non c’è nessun obbligo a non fare niente di niente.
Ognuno di noi ha un hobby, una passione, un qualcosa che avrebbe voluto fare e non ha mai potuto fare perché non c’era il tempo.
E’ chiaro che se uno vuole farsi un viaggio alle Maldive, ma non ha denaro, difficilmente potrà farlo, ma potrebbe, ad esempio, leggersi qualche libro che parla delle Maldive, o guardarsi un film ambientato alle Maldive, o un documentario e diventare un esperto delle Maldive senza esserci mai stato.
Se un hobby è manuale, come incidere il legno, dipingere, scolpire le pietre, o qualcosa di simile, allora si può fare. Eppure spesso, non si riesce.
Perché?
Perché non si inizia.
Si riesce a fare qualcosa soltanto se si inizia a farla.
Quando inizi, cominci a scontrarti con le difficoltà, serve un posto, serve qualche attrezzo. Si comincia da qui, dal  superare queste piccole difficoltà. Per farlo basta iniziare a pensare a come risolvere questi impedimenti, pensare a chi ci può risolvere qualcuno di questi problemi, cercare le cose che ci servono. 
Mi piacerebbe, ma non lo so fare. Questo è un altro punto di blocco, dovuto a una mente bloccata.
Se vuoi fare qualcosa che ti piace e non sai come farla, hai internet. Basta fare delle ricerche, magari per ore, e sicuramente trovi il modo, trovi un manuale, trovi qualcuno su youtube che spiega come si fanno certe cose, trovi addirittura dei corsi, ma quelli, spesso sono a pagamento.
Ma puoi fare, puoi entrare in azione.
Allora il tempo diventa altro, allora il tempo non ti basterà più, perché ti sentirai impegnato in qualcosa che non immaginavi nemmeno fosse così bella. Azione, fare, e soprattutto, informarsi, queste sono le cose da tenere sempre vive in noi.

Evita i tempi morti finché sei in vita.

venerdì 3 marzo 2017

Non lasciatevi vivere, vivete -



Ci sono così tante cose da apprendere che sappiamo già che il tempo che abbiamo a disposizione non sarà sufficiente in questa vita. Il mondo ha creato così tante informazioni per cui, in teoria, l'essere umano non si può annoiare. Il dolce far niente, dovrebbe essere una scelta, e non una mancanza di volontà di azione. Un libro, un documentario, una conferenza, la visita a un museo, l'incontrare persone che sanno offrirsi, e tantissime altre condizioni, ci portano a essere una mente sempre aperta, una coscienza sempre in evoluzione.
Eppure, in tutto questo, c'è chi non sa cosa fare.
Mi viene il pensiero che queste persone non è che non sanno cosa fare, non sanno come vivere.
L'interesse per qualche cosa fa parte di tutti. Il non fare niente non accade perché non si ha niente da fare, accade perché si sceglie di non fare, di non sapere, di non informarsi, nemmeno su quegli argomenti che che in qualche modo ci attirano.
E' un rifiuto della vita, un rifiuto dell'azione. Si preferisce vivere in automatico, senza interferire con il trascinamento a cui siamo sottoposti. Se non siamo noi a muoverci, ci muoviamo ugualmente, ma senza ottenere nulla. Quanto ci accade, lo consideriamo come destino e  non vogliamo accettare che è una mancanza di cognizione da parte nostra. Non vogliamo comprendere che siamo noi l'azione, il fare, gli artefici di quanto ci accade, preferiamo continuare a sopravvivere fino a quando non ci renderemo conto che tutto sta per finire e che non abbiamo fatto altro che far passare il tempo, senza capire quando ci sono venute incontro le opportunità. Non mi riferisco alle opportunità tanto decantate da Internet per fare soldi, mi riferisco alle opportunità di crescerci ed evolverci fino, almeno, a vedere che qualcosa abbiamo cercato di farla.
Non lasciatevi vivere, vivete.