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sabato 31 dicembre 2016

Buon Anno -



Questo mio corpo si sta dirigendo verso il suo declino. E' probabile che io abbia superato almeno metà della mia vita. Tra qualche decennio sarò considerato anziano.
Anche io entrerò a far parte di quegli anziani messi all'angolo dall'età.
Se così sarà, ne sarò contento.
Ciò che vedo oggi, è che gli anziani non sono messi all'angolo dall'età.
Sono messi all'angolo dalla società. Da qualcosa che nelle intenzioni si propone d aiutarli. Nelle intenzioni si propone di dargli dignità, ma nei fatti concorre nel metterli all'angolo.
Un anziano può benissimo vivere con cinquecento euro di pensione. Questo è il pensiero di chi gestisce la cosa pubblica. Ma vale soltanto per gli anziani che non fanno parte della loro famiglia.
Così, quando devono farci vedere che gli anziani stanno bene, ne prendono uno della loro famiglia.
Non voglio pensare a cosa sia la loro vita nelle grandi città. Ho abbandonato la grande città da moltissimi anni, e ci torno soltanto per obblighi indifferibili, ma quando ci torno, li vedo, e non ho una bella impressione. Non so perché gli anziani siano stati messi all'angolo, forse perché non sono più buoni consumatori, forse perché fanno parte di un tempo di cui è meglio non ricordare, forse solo perché sono stati esclusi da questa epoca. Forse perché le storie che raccontano sono troppo vere, troppo vissute, troppo realiste. Forse perché abbiamo paura di diventare come loro, oppure perché in loro vediamo un'accusa per la nostra perdita di credibilità, di onestà, di amore senza baci perugina, di amore senza fronzoli e senza falsità, senza opportunismi vari.
Vediamo che nel loro angolo, riescono a mantenere la loro dignità, la loro integrità, il loro essere sempre ciò che di loro stessi conoscono. E se vogliamo, possiamo vedere anche il loro dolore di essere messi da parte. Basta guardarli negli occhi con sincerità e possiamo leggervi la loro solitudine fatta di punti interrogativi. Perchè?

Auguro a tutti gli anziani che il loro cuore sia pieno di gioia,
Che sia un continuo andare verso una meritata felicità, verso
una piena soddisfazione di aver vissuto una vita che valeva
la pena di essere vissuta.

Buon Anno.

martedì 20 dicembre 2016

Siate ciò che siete




Ho avuto più' volte la sensazione, incontrando persone, che non hanno alcuna intenzione di cambiare.
Il cambiamento non sempre è positivo, lo sappiamo bene, a volte è meglio evitare cambiamenti che possano indurci in un peggioramento,ma questo, il più delle volte, è evidente. Si può prevedere quando un cambiamento è negativo. Lo possiamo fare semplicemente chiedendoci a cosa andiamo incontro, evitando di darci una risposta di comodo, ma ascoltando ciò che il nostro sé ci dice.
Non venite a dirmi che non sapete come ascoltare il vostro sé, perché lo sapete bene.
Il vostro sé è quella intuizione che vi dice quando state per fare qualcosa di giusto o sbagliato, quando state mentendo o quando dite la verità. E' quella sensazione che si traduce in pensieri che non possono essere presi in giro, che non possono essere cambiati. Si sa che è così, punto.
Poi, se vogliamo farci del male, possiamo dargli una interpretazione personale dettata dal nostro ego, che si erge a giudice della propria interiorità. Lo fa spesso, lo so.
Il cambiamento positivo è dettato da questa voce interiore, da questa intuizione che non sbaglia mai. Riuscire a essere in perfetta sintonia con questa percezione, è un grande passo verso la propria serenità e la propria crescita interiore. Infondo, abbiamo provato così tante cose che non ci costa nulla cercare di ascoltarci un pò di più e darci più retta. Per una volta, ascoltiamoci senza interferenze, ascoltiamoci in silenzio, senza commentare ciò che percepiamo, senza giudicare, senza cambiare ciò che sentiamo. Ascoltiamoci per quello che siamo, senza doverci sentire diversi, migliori, peggiori o all'altezza. Ascoltiamoci con serenità, senza sforzo e impariamo a farlo più volte al giorno, finché diventerà del tutto normale essere normali. La normalità non è quella che altri ci fanno vedere come tale, la normalità è quella conoscenza interiore che ci permette di essere ciò che siamo con accettazione. Quando accettiamo noi stessi in questa dimensione, ogni cosa diventa comprensibile. Si può condividere, essere contrari, avere visioni diverse delle cose, essere indipendenti mentalmente e vivere davvero la propria vita, piuttosto che la vita di altri immaginari personaggi o costruzioni mentali che non possono portarci da nessuna parte.
Per chi, invece, non ha intenzione di cambiare, non possiamo farci niente. Ognuno è libero di vivere o non vivere come meglio crede, ma non possiamo permettere che queste persone ci impediscano di essere diversi da loro, non possiamo permetterlo. Siate ciò che siete ma scoprite ciò che siete.

venerdì 18 novembre 2016

Menti di guerra







Siamo sempre in cerca di un mondo migliore, ma non sappiamo mai dove trovarlo.
Continuiamo a giocare a questo mortale gioco che ci porta continuamente a mantenere un atteggiamento di guardia nei confronti degli altri. Viviamo in un'epoca di paura psicologica e fisica. La stessa paura che avevano i nostri nonni, quando c'era la guerra.
Ma la guerra c'è sempre stata, siamo sempre in guerra.
Ci sono solo periodi in cui alcune zone del pianeta è immune alle bombe, ma siamo sempre in guerra.
La guerra la facciamo contro chiunque, non è necessario avere un nemico di un'altra nazione.
Basta che un vicino di casa  compia un'azione che ci disturba, e siamo in guerra.
Certo, direte, ma mica ci mettiamo a sparare. Beh, a volte si, basta dare un'occhiata alla cronaca e troveremo centinaia di casi.
Ma siamo in guerra anche in famiglia, tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra parenti.
Abbiamo sempre un sottofondo di guerra, di 'nemici' da combattere.
A volte ci scontriamo per cose così banali che se le vedessimo negli altri penseremmo subito  a quanto siano stupidi, ma se accadono a noi, diventano così importanti che non vediamo altra soluzione che combattere. E combattere, spesso, significa sconfiggere il nemico in maniera umiliante. Portarlo, chiunque sia, alla sconfitta psicologica, prima che fisica. Farlo sentire un 'verme'.
E quella è la vittoria, la soddisfazione, l'esaltazione del nostro ego più becero.
Non riusciamo a vivere senza un nemico.
Condanniamo la guerra, ci apriamo alla compassione quando guardiamo le stragi di una guerra condotta con armi micidiali, sentiamo male al cuore quando guardiamo immagini strazianti di bambini martoriati.
Eppure siamo pronti a fare altrettanto ogni volta che ci sentiamo in pericolo.
Non sappiamo accettare la pace, perché la pace non si ottiene con un trattato. La pace si ottiene soltanto incontrandola in se stessi, al di là di ogni ideologia, di ogni religione, di ogni nazionalismo.
Fermarsi a pensare, però, è troppo difficile, troppo complicato, troppa fatica far funzionare la mente e la coscienza, ed ancora più complicato è andare oltre la stessa mente e la stessa coscienza.
Più facile armarsi e combattere.
Ciò che non ci piace, deve essere distrutto.
E l'uomo non ricorda di vivere in questa condiziona mentale da migliaia di anni.

sabato 22 ottobre 2016

Le ricette giuste





Siamo coinvolti in un clima di terrore. Molti cercano soluzioni nella meditazione, nella scoperta di nuove tecniche che li aiutino a rimanere tranquilli, rilassati, sereni. Sononati centinaia di tecniche moderne per uscire da questa sensazione opprimente di paura continua. Ognuno promette il proprio paradiso, ognuno promette la soluzione finale ai vostri problemi. La stessa cosa la fanno i politici ed igoverni, ognuno ha la ricetta giusta per uscire da ogni problema e far rinascere la propria nazione. Sembra che ci sia una gara a chi vi può aiutare di più. Non c'è ne uno che non vi dimostrerà la correttezza e la funzionalità della loro proposta. Ogni male può essere curato, ogni negatività abbattuta. Ognuno espone il proprio cartello con la soluzione a portata di mano. E questo accade da sempre. Da sempre ci hanno dato le ricette giuste, e se le cose sono andate male, non è perché la ricetta era sbagliata, ma perchè noi non siamo riusciti a cogliere il vero messaggio insito in queste vie, in queste tecniche. E' solo colpa nostra. La paura continuerà a tormentarci. Eppure, a me appare evidente, che sono proprio le vie, le tecniche, le religioni, i governi, i partiti, le credenze, in difinitiva, a impedirci di essere liberi. Ogni volta che leghiamo a qualcosa di liberatorio, non facciamo altro che legarci a qualcosa, e se ci leghiamo, come facciamo a essere liberi? Dal momento che diamo il nosto consenso ad una qualsiasi istituzione, non facciamo altro che dare la nostra libertà in gestione a qualcun altro, che solitamente è l'unico ad averne un vantaggio, di solito in termini economici o di potere. Ma noi non andiamo da nessuna parte, perché aspettiamo che sia la tecnica o la via a darci la libertà. La libertà interiore non ce la può dare nessuno. La libertà siamo noi. E se non la vediamo è perché ne abbiamo paura.

lunedì 10 ottobre 2016

Tentativi


Questa foto di Spiaggia di Coaquaddus è offerta da TripAdvisor.


Anni di tentativi.
Anni dedicati alla ricerca, alla scoperta, specialmente a quella interiore.
Meditazione, riti, ritiri, discussioni, letture, pensieri, analisi, concentrazione, visualizzazioni… e tanto altro, per cercare, cercare e cercare.
Visto da adesso.
Cosa cercavo?
L’illuminazione.
Una delle parole che più hanno stimolato la mia mente.
La saggezza.
Un’altra parola magica.
La visione profonda.
Anche questa intrigante.
Ho percorso i meandri della meditazione analitica, della meditazione silenziosa, della meditazione noiosa, della meditazione intelligente e della concentrazione assoluta.
Vista da adesso.
Mi chiedo se mi sia servito a progredire, a migliorare, oppure se non era altro che un attaccarsi a qualcosa per nascondere altro.
Si, perché infondo, ho cominciato a capire qualcosa solo quando ho mollato tutto.
Quando mi sono disfatto, con fatica, di tutti i miei concetti sull’illuminazione, sulle credenze, sulle visualizzazioni, sul buddhismo, sulla vita , sulla morte, sui debiti, sui soldi, sull’amore, sulla compassione, e così via, ho cominciato a sentirmi leggero.
Non illuminato, non saggio, solo leggero.
Questa leggerezza si è aperta nella mia dimensione interiore, e mi trovo, qui. E sto bene.
E non ho interesse per niente altro che non sia la mia piccola lotta interiore per eliminare ogni cosa che tenta di rappigliarmi a qualcosa.
Sto bene. Niente altro.
Mi sento a mio agio.
Svanita la paura di ogni cosa, anche della morte.
Svanita la rabbia per il mondo che non fa quello che volevo io.
Svanita la mia resistenza a me stesso che voleva che facessi delle cose per migliorarmi.
Più niente che si agganci in maniera costante.
Svanite le credenze imposte, e cerco continuamente di distruggere anche quelle che creo io involontariamente.
Ogni concetto che si forma e che inizia a camminare nei miei pensieri, lo distruggo.
Non voglio più niente.
Non ho più bisogno di credere in niente.
La mente non accetta questa condizione. Per questo a volte sono in discussione con essa.
Ma c’è un risvolto anche in questo fatto.
Ho scoperto che la mente, non è una sola.
Ho scoperto che la mente non può creare da sola.
Non può costruire niente, nessun concetto. Nessuna credenza, nessuna fantasia.
Non po’ farlo da sola.
Per farlo ha bisogno di sdoppiarsi, di avere un interlocutore. Ha bisogno di avere qualcuno a cui raccontare le sue creazioni, altrimenti, per chi le fa?
Questo qualcuno è la stessa mente che si sdoppia, tra creatore ed osservatore.
L’osservatore controlla, annuisce, nega, accetta, rifiuta, si congratula, si gratifica, oppure si nega, si rifiuta di proseguire e ti convince a cambiare argomento.
Osservatore ed osservato si aiutano a vicenda, ed intanto consumano ogni stilla di energia interiorei n futili ed inutili tentativi di capire, di creare qualcosa di diverso.
I pensieri continuano ad emergere e a creare nuovi e intensi ragionamenti, nuovo alimento per nuovi giorni pieni di pensieri.
Eppure, i pensieri non sono nuovi.
I pensieri non sono mai nuovi. Sono pensieri già costruiti, già fatti, già vissuti.
Non c’è niente di novo nei pensieri.
Tutti i pensieri che emergono a queste due menti, non sono altro che il frutto di esperienze, di accumulazioni, di ricordi che provengono dalla memoria
Non c’è niente di nuovo nella memoria.
Se è memoria, è qualcosa di già visto, di già vissuto.
La mente non può creare nuovi pensieri. Si deve per forza riferire a quanto ha dentro di sé.
Può modificarli, può comporli in maniera diversa, può metterli  assieme in maniera che appaiano nuove concezioni, nuove credenze, nuova poesia, ma prende ogni cosa in qualcosa di già vecchio, nella memoria.
Quindi, a cosa serve pensare?
Serve a gestire la propria vita sociale, la propria vita materiale.
Interiormente, non ha senso, non serve a niente se non a creare confusione e conflitto.
Eliminare l’osservatore. Non serve.
Se si rimane senza osservatore, non si può più costruire niente. L’osservatore è il tramite tra il presente e i ricordi. Se non si hanno ricordi, non si può costruire. Se non si costruisce si rimane nel presente, se si rimane nel presente, c’è solo una mente, e non ha bisogno di pensare attraverso i ricordi. Riceve le informazioni in termini così immediati, che non si ha bisogno di pensarli, ma diventano azione immediata.
E quindi a cosa serve fare un percorso, se non a convincersi di teorie pazzesche che distruggono vite intere? Un percorso ti obbliga ad anni di pratiche, di studi, di energie date ad altri, di energie sprecate, di energie rubate per mantenere in  piedi strutture che esistono soltanto per consumarci l’esistenza, facendoci credere che senza di esse…..
Non c’è niente.
Ed  è così.
Non c’è niente.
Ed è meraviglioso.

domenica 28 agosto 2016

Conflitto





Voi siete i responsabili della guerra, voi l’avete provocata con le vostre azioni quotidiane segnate dall’avidità, dalla cattiveria, dalla passione. Ognuno di noi ha costruito questa civiltà spietata e compe­titiva in cui l’uomo è contro l’uomo. Volete sradicare le cause della guerra e della barbarie negli altri, mentre dentro di voi continuate ad alimentarle. Ciò conduce all’ipocrisia e ad altre guerre. Dovete sradi­care le cause della guerra, della violenza, dentro di voi, il che richie­de pazienza e gentilezza, non questa maledetta condanna degli altri.
Jiddu Krisnamurti -

sabato 27 agosto 2016

Breve riflessione sul sentimento -




Da che parte sta il sentimento?
Provo un certo sentimento…
Da che parte arriva? Dove è situato il sentimento?
La prima risposta costruita in noi è che i sentimenti nascono dal cuore.
Ok.
E il cuore dove prende il sentimento?
Il cuore lo crea.
Humm…
Come fa il cuore a creare il sentimento?
Che forse si attiva, mette al lavoro un po’ di cellule e crea il sentimento?
Oppure ordina un po’ di sentimento da qualche parte, che poi Bartolini lo porta al corpo?
Il cuore è il punto più importante nella nostra vita perché è da lì che nascono i sentimenti.
Quante volte avrete sentito questa frase?
Tutti i poeti continuano a ripetervi questa frase sotto tutti gli aspetti possibili.
Ma è davvero così? Oppure, dopo averlo sentito dire per così tante volte, in poesie, canzoni, opere scritte, ve ne siete auto convinti e lo ripetete senza pensarci?
Credo proprio che sia così.
Lo si deduce per convinzione, lo si deduce perché abbiamo creato il concetto mentale che deve essere per forza così. Lo dicono tutti.
Ma la realtà è che nessuno, o pochi, siano andati in profondità, in se stessi, fino al proprio cuore, per vedere cosa succede veramente.
La verità è che il cuore non vi ha mai mandato un messaggio per dirvi ‘ ehi, ti mando un sentimento d’amore universale, prendilo!’.
No, non è mai successo.
Il cuore non manda sentimenti. Il cuore si fa i fatti suoi.
Ha il suo lavoro da svolgere e non si cura minimamente di mandare sentimenti, emozioni, messaggi.
Se osservate il cuore con attenzione, vi accorgerete che è davvero così. Il cuore non opera per creare sentimenti. Il cuore opera per creare movimento.
E allora da dove arrivano i sentimenti?
Dalla mente?
I sentimenti sono mentali?
Osserviamo.
Quando provo  un sentimento, se venisse dal cuore, dovrebbe essere sempre bello, positivo, gratificante.
Invece spesso, i sentimenti sono negativi, pensieri cattivi, a volte odio, a volte rabbia.
Possibile che vengano dal cuore?
Se il cuore è così pieno di bontà dovrebbe esprimere soltanto positività, invece, per la maggior parte della nostra vita, riceviamo sentimenti che non sono proprio il massimo che desideriamo.
E allora chi crea i sentimenti? Da dove arrivano?
I pensieri non possono creare sentimenti, anzi, forse si.
I pensieri possono farci pensare a sentimenti positivi e se insistiamo a creare pensieri positivi avremo sicuramente sentimenti positivi.
… che salgono da cuore e raggiungono la mente … o no?..
Allora significa che il pensiero e il cuore, si mettono assieme e provocano i sentimenti. Il pensiero li pensa ed il cuore li crea, e li manda… dove li manda? In superficie? Alla vista? Alla percezione?
Appare complicato.
Il cuore e la mente creano il sentimento, poi la mente lo analizza, e ci da il risultato, dicendoci che questo è un sentimento positivo o negativo.
No, c’ ancora qualcosa che non va.
Quando un sentimento c’è, si esprime in noi, non è solo il cuore ad esserne coinvolto, non è solo la mente.
Quando c’è un sentimento forte, c’è tutto il corpo che lo percepisce, e se cercate il punto da dove esso nasce, non lo troverete, perché non nasce da nessuna parte.
Il sentimento è una creazione di così tanti fattori che non si potrebbero nemmeno elencare.
Quando un sentimento nasce in noi, inizia con il nascere all’interno del ‘cuore’ di una cellula, che vibrando, lo trasmette ad altre 50 trilioni di cellule del nostro corpo. E da questo viene percepito in tutta la sua totalità. Compreso il cuore e la mente, ma non il cuore, e non la mente.
Tutto l’essere è coinvolto quando sorge un forte sentimento, fin nelle ossa, fin nei capelli. Non c’è un centro. Non c’è un luogo dove esso risiede.
Se trovate un luogo dove risiede, allora non è un sentimento, è un concetto, una creazione mentale, un qualcosa che avete creato ed etichettato.
Il vero sentimento, per qualsiasi cosa, non viene da nessuna parte, e viene da tutte le parti.
Questo si svolge nel nostro corpo, ma non è il corpo il suo confine. Un vero sentimento non ha confine, si diffonde nello spazio, fino all’etere, e si unifica con l’infinito, dove esso veramente è nato.
E’ dall’infinito che sorge il sentimento, è nell’infinito che può vivere ed esistere, nel nostro essere infiniti.
Basta che osserviate quando vi innamorate.
Questo sentimento si espande al di fuori di voi stessi, il cuore sembra pulsare di più, ma questo è dovuto al fatto che il canale dell’infinito si è aperto, e che attraverso questo canale, il cuore percepisce l’energia potentissima del sentimento, e allora aumenta le sue pulsazioni per fartelo vivere con più intensità.
E l’amore scorre in ogni cellula del vostro corpo e vi riempie di gioia che non potete trattenere.
Fino a quando riuscite a mantenere questo canale aperto con l’infinito, avrete l’amore, quello vero, quello potente che sgorga verso la persona amata, ma che non può essere limitato ad una persona. Questo amore è così potente che amate sia la persona a voi cara, che tutte le persone che vi stanno attorno. E’ così potente che il mondo appare più bello, più luminoso, più positivo.
E finché il canale rimane aperto, si diffonde in ogni dove.
Quando siete innamorati, ed andate a trovare gli amici, portate con voi questa forza, e gli amici vi vedono meglio, più brillanti, più sereni, più in gamba.
Tutto il mondo cambia quando vi avvicinate all’infinito.
Ma poi, in mezzo a questo immenso sentimento, ci mettete la mente.
Ci mettete le parole, ci mettete il giudizio.
E svanisce.
Ci mettete i difetti dell’altro, l’appuntamento mancato, l’orario non rispettato, il dover fare per forza qualcosa, come doversi sposare, metter su famiglia, andare a trovare la zia malata e tante di quelle cose che ben presto riuscite a soffocare totalmente questa unione con l’infinito, questo amore, questo canale.
Così si chiude, si chiude lentamente, agonizzante.
Tenta di convincervi a non lasciarvi trascinare fuori dall’infinito, ma voi avete ormai altro da fare.
Il sentimento diventa qualcosa di dimenticato, qualcosa che riguarda il passato.
Avete perso il senso del presente, il senso dell’infinito.
Siete diventati sordi ai sentimenti.
Sordi al vostro compagno o alla vostra compagna.
Non ascoltate più il flusso che vi faceva stare così bene, ascoltate i pensieri. Ascoltate il giudizio della mente. Le parole, i discorsi, le cose da adulti, da persone responsabili.
Avete chiuso la porta all’amore.
E’ triste.

giovedì 25 agosto 2016

Qualcosa che non va -



Da qualche tempo ho trascurato questo blog.
Forse coinvolto in faccende più importanti, forse solo perché la sensazione di dare va a scontrarsi con un mondo che non vuole rievere.
Eppure, mi piace sempre dedicare un po' di tempo a chi scrive su internet, trovando spesso dei post attraenti e con un significato pieno di emotività che vuole esprimersi.
Trovando spesso, dico, ma è necessario dedicare del tempo, perché prima di trovare post così interessanti, ne devo leggere altri, che non mi danno il benché minimo sospiro di passionalità.
Come se scrivere diventa un  obbligo, un dovere, un qualcosa che bisogna fare per cambiare la testa alla gente.
Ma è davvero necessario cambiare testa alla gente?
Oggi, in questi giorni, con una zona dell'Italia colpita dal terremoto, vedo che la testa della gente sta subito dalla parte di chi sta soffrendo.
Ognuno, con le proprie possibilità e capacità, offre un pensiero di aiuto a queste persone.
Chi può, cerca il modo di mandare anche qualche soldo. E ancora, chi può, parte, e va sul posto per dare una mano.
Le testa della gente c'è.
Quando c'è sofferenza, la gente scopre la propria testa sulle spalle. E si offre per come può.
Quello che manca è forse la coscienza di questa presenza costante.
Siamo sempre con la testa sulle spalle.
E' probabile che qualcuno ci carichi di pesi che non meritamo di portare. Qualcuno che preferirebbe che la nostra testa, rimanesse sotto la sabbia. Qualcuno che ha bisogno di noi senza testa.
E per toglierci la sensazione di averne una, ci caricano di pesi che ci schiacciano.
Viviamo in una società che per la maggior parte, è sana, vitale, piena di energia, eppure riescono ad appesantirci fino a non rendercene conto.
Ci soffocano e ci oscurano la luce degli occhi e le scintille della mente con argomenti e pubblicità, con si o no, con promesse e scommesse, con neri o bianchi, con buoni o cattivi, con nord e sud, con destra e sinistra.
Ci svuotano il cuore.
Molti ci vogliono così. Senza testa e senza cuore. Macchine o schiavi obbedienti a entità senza vita. Burocrazia. Leggi, regolamenti, codici, postille, commi. O minacce, galera, multe, imposte, equitalia.
Non dobbiamo pensare di avere un peso sulle spalle, non devono lasciarcene il tempo, altrimenti, potremmo pure iniziare a pensare che c'è qualcosa che non va.
Ma qualcuno dice che va tutto bene, e che quello che non va bene, andrà meglio tra poco.
Ma anche che se a qualcuno non va bene, è solo perché è sfigato.
Ma si. Vedrai. Sarà un mondo luminoso per tutti.
Intanto, aspetta, non alzare la testa, vedrai, arriverà il tuo momento.
Aspetta. Aspetta. Aspetta.

mercoledì 3 febbraio 2016

Nulla è qui -



Non rimane nulla.
Dinanzi alla consapevolezza, ogni cosa svanisce.
Nè vie, nè sacerdoti,
nè maestri, nè compagni di viaggio.
Una vastità senza fine che inonda ogni limite,
un silenzio che non ha bisogno di essere definito.
Non c'è libertà, non c'è prigione, 
non c'è volo ne adagiarsi.
Non c'è compassione, nè amore,
un andare senza muoversi.
Un dare senza ricevere. Un ricevere senza volere.
Ieri, oggi, domani, hanno terminato il suo essere.
Non c'è più un adesso.
Nulla è qui. Tutto è qui.
Non scorre, non si ferma. 
Non va e non viene.
 

giovedì 14 gennaio 2016

...magari nel Bardo.




 Porto Botte - Sardegna

A volte riceviamo insegnamenti che ci dicono che dobbiamo vivere le nostre emozioni, le nostre reazioni, la nostra paura, la nostra vita in maniera profonda ed intensa. Che dobbiamo vivere ogni attimo del nostro presente accettandolo con umiltà. Che dobbiamo avere compassione, oltre che degli altri, anche di noi stessi e tanti consigli simili.
Così, il discepolo che ascolta un tale discorso, si rende conto che deve applicarsi a vivere intensamente.
Il modo è quello di diventare una specie di osservatore perpetuo di se stesso. Cercando di cogliere ogni cosa che sembra non essere in armonia con simili insegnamenti, ed intervenendo massicciamente richiamandosi all’ordine, o intensificando le pratiche perché è necessario correggere questo tipo di comportamento.
Si diventa gendarme di se stessi.
Se non mi tengo sotto controllo non potrò mai realizzarmi.
Questo è il pensiero che ci porta ad autocontrollarci continuamente.
Ma le cose non vanno meglio di prima. Anzi, spesso diventiamo più confusi e non riusciamo a capire perché gli insegnamenti, soprattutto le pratiche, su di noi non funzionano.
Altri ci raccontano di esperienza incredibili, magiche, speciali, hanno visioni, parlano con le divinità, le sognano ogni notte e così via.
E noi? Noi non riusciamo a capire. Diventiamo sempre più confusi.
Cominciamo a pensare che per noi non c’è scampo. Siamo nati con un karma troppo negativo. Siamo persi.
Ma continuiamo a seguire il Dharma perché almeno abbiamo la certezza che qualcosa di buono ci capiterà di sicuro, magari nel Bardo.
Tutto questo è solo Fede.
Non è vita. Non è Essere. Non è Illuminazione. E’ solo Fede.
E se allora dobbiamo basare la nostra vita sulla Fede, non stiamo facendo altro, ancora una volta, che delegare ad altri o ad altro, la nostra esistenza.