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mercoledì 26 aprile 2017

Teniamoci ignoranti -



Per quanto ci sentiamo tutti parte di qualcosa di infinito, di spirituale o di magico, mi viene da pensare che ci sia qualcosa che non si aggrega a un pensiero coerente con la vita.
Ho come la sensazione che vogliamo che le cose siano così. Non che lo siano realmente.
Quando osservo i pensieri e li porto sempre più indietro nella loro creazione, prima che svaniscano e che nulla rimanga, sorgono quei pensieri che non dovrebbero mai formarsi in una mente dei nostri tempi, perché sono fuori luogo. Eppure emergono e si lasciano osservare. Se li alimento leggermente, mi portano a conclusioni veramente insolite, ma non impossibili.
Così, andando indietro nel tempo, mi immagino la vita dei primi esseri umani, quelli che vivevano secondo natura, secondo possibilità.
Gli studiosi ci hanno sempre portati a pensare che fin da allora, l'uomo fosse legato a qualcosa di mistico, di magico, di spirituale.
Eppure, quando osservo questi pensieri, non emerge niente di tutto questo.
Quegli esseri mi appaiono semplicemente degli umani che vivono la vita del loro tempo con le possibilità che offre quel tempo, e non vedo nessuno scopo, nessun interesse, nessuna indicazione che avessero bisogno di crearsi delle divinità, fosse anche lo stesso fuoco.
Perché un neanderthaliano avrebbe avuto bisogno di fare del fuoco una divinità?
Perché l'acqua, doveva essere adorata?
Perché il sole doveva essere un dio nel cielo?
Non lo vedo. Non ci sono pensieri coerenti che mi portino a pensare che le cose erano veramente in questo modo.
Penso piuttosto, che questo modo, sia stato quello con il quale gli studiosi hanno osservato questi fatti.
Vivendo in un mondo dove ogni cosa è impostata in questo modo, non si vuole concepire un mondo dove queste cose non esistevano.
Non avevano nessuna necessità di avere dei o divinità.
Avevano di che vivere, e se non lo avevano, morivano.
Una delle cose più strane che vengono date come arte divinatoria, è che anche tra di loro si usava sotterrare i morti, e spesso vengono trovati in posizione che identificano come fetale. Ma non era proprio così. Il fatto che fossero sistemati raggomitolati, era perché non scavano buche larghe e lunghe, ma dei fossi, dove venivano sistemati. E il fatto che venivano sepolti, era perché lasciandoli all'aperto, puzzavano e attiravano animali, a volte feroci.
Ci sono tanti studi che sono stati rivisti sotto altri aspetti riguardo i primitivi umani che hanno dimostrato che ci sono state raccontate parecchie falsità, forse in buona fede, ma stranamente, non vengono diffuse. Si preferisce che la gente continui a pensare che sia tutto come è stato detto in precedenza. Si tengono nell'ombra le scoperte che rimettono in discussione teorie diffuse da tempo. Si alimenta l'ignoranza, come se fosse meglio non sapere.
Una delle informazioni che sono state contraddette, ad esempio, è quella del flauto di Divje Babe, trovato in Slovenia, un femore di orso, che presentava dei fori. La presenza di questi fori ha lasciato intendere, o hanno voluto intendere, che fosse un flauto, considerandolo così come il più antico strumento musicale a fiato. La verità, invece, è che si tratta di buchi provocati dai denti, probabilmente di un lupo o di un animale simile, che ha azzannato l'orso. Però questa nuova notizia, studiata in laboratorio, non viene diffusa.
Se si nascondono queste semplici informazioni che non mettono in pericolo nessuno, mi chiedo quante informazioni più importanti non ci vengono date.
Sembra un continuo tentativo di nascondere informazioni a ogni costo per salvaguardare il già detto. Nessuno si rimangia quanto detto, sembra qualcosa di impossibile.

Teniamoci ignoranti.

martedì 18 aprile 2017

Dove il Cielo si unisce alla Terra -




Ho deciso, in segno di ringraziamento ai miei lettori, di dare in regalo un mio racconto. Il racconto è un fantasy di 48 pagine, un'avventura da vivere tutta d'un fiato. Grazie a tutti per la vostra attenzione. pietrochag - 

venerdì 14 aprile 2017

La via non deve dipendere -



Si viaggia in dimensioni di pensiero che costruiscono immagini. Stiamo apprendendo continuamente nuovi concetti e nuove forme pensiero per riuscire a penetrare nell'intimo dell'anima, della coscienza. Coloro che si dedicano a osservare senza osservatore, vanno in dimensioni che non si lasciano spiegare ne descrivere.
Ora, se questo è quanto accade, quando ci troviamo in queste dimensioni, possiamo soltanto viverle, non abbiamo alcuna possibilità di trasmetterle a noi stessi o ad altri in quanto non sono descrivibili.
Il più delle volte si ricorre al sistema della negazione per descriverne almeno qualche piccola parte, non è questo, non è quello, non è né questo né quello. Ma anche con questo metodo, non riusciamo a farci capire.
Lo stato interiore di silenzio, lo stato di vastità e di immaterialità, lo si definisce in molti modi, ma nessuno di questi modi riesce a descriverlo fino a trasmetterlo ad altri.  Ci troviamo in una condizione dove solo quando ci entri, riesci a comprenderlo, ma soltanto a livello di coscienza propria, senza possibilità di dargli una descrizione attraverso il pensiero e la parola.
Il tentativo di descriverlo per trasmetterlo, fa parte di quella innata tentazione di fare del bene dando il meglio di sé. E' una costante di chi si dedica alla ricerca interiore: dare.
Andando a guardare i grandi della storia della spiritualità, troviamo tantissimi personaggi, veri o falsi che siano, che cercano di trasmettere questo stato, e tutti, sembra che leghino questa esperienza al dare agli altri quanto hanno acquisito.
Ma è davvero cosi? Davvero i grandi, come il Buddha, il Cristo, il Bruno, il Krisna, e tanti altri hanno inserito in questa trasmissione la necessità di dare?
Forse si , forse no.
Se davvero hanno realizzato questo stato, sanno già in partenza che non possono darlo agli altri.
Però hanno cercato di dare indicazioni che potessero avvicinare il cercatore a questa esperienza. E questo è quanto hanno fatto di buono, quanto hanno potuto fare di buono.
Il problema si presenta quando, noi, tentando di fare quanto ci hanno detto, ci aggreghiamo in un gruppo, in una religione.
A quel punto, secondo me, siamo fregati.
Un gruppo, una religione, ha necessità di organizzazione, di strutture, di regole.
Inseriti in questo contesto, gli insegnamenti diventano materia di studio, non più di ricerca.
Ci saranno maestri, conduttori, organizzatori, persone importanti che indicheranno costantemente cosa fare e cosa non fare.
Entrati in questa struttura, possiamo studiare i testi, conoscere i punti di vista dei maestri, ma nessuno di loro ci potrà dare quanto stiamo cercando. Ci possono dare soltanto informazioni. Fino a che il ricevere informazioni diventa un'abitudine, un bisogno, una necessità.
A questo punto, possiamo stare certi che stiamo chiudendo tutte le porte all'esperienza reale.
Diventiamo discepoli-dipendenti.
La via non deve dipendere.

mercoledì 5 aprile 2017

Auto pubblicare libri





Chi mi segue su questo blog o nelle altre mie pagine, sa che scrivo libri e che li auto pubblico.
Per farlo mi servo di alcuni siti che offrono questo servizio.
L'auto pubblicazione si sta diffondendo sempre di più, perché per accedere all'editoria ufficiale, alle grandi case editrici, ci sono difficoltà di ogni genere, specialmente per chi non è parte di queste strutture.
Le case editrici, negli ultimi anni, hanno cessato di pubblicare libri interessanti, nel senso che non si basano più sul fatto che un libro sia importante, ma guardano con più attenzione all'autore: non si vende il libro, ma l'autore.
Se l'autore non ha mezzi sufficienti, se non ha un'immagine importante da vendere, se non si dispone al sistema imposto dalla casa editrice, non verrà pubblicato.
A volte, capita che puntano su un autore per poi veder fallire il progetto per diversi motivi. In questo caso, si trovano ad affrontare una perdita di investimenti, ma questo non li preoccupa più di tanto, infatti, si rifanno con sistemi finanziari di indebitamento. Quasi tutte le grandi case editrici, sono indebitate per diversi milioni, ma in qualche modo, c'è lo Stato che provvede a sistemare le cose.
Nell'editoria self, invece, non ci sono garanzie di nessun genere. Si scrive il libro, lo si corregge, lo si impagina, si fa la copertina, si stabilisce il prezzo. Tutto da se.
E' un lavoro molto impegnativo, ma possibile e dà delle buone soddisfazioni.
Chi si auto pubblica però, si trova senza servizi di distribuzione, il libro non andrà nelle librerie.
Sarà disponibile sul web in formato cartaceo o in formato digitale.
La sua fama, dipenderà dal lavoro di auto pubblicità che si farà.
Chi intende fare molti soldi con questo sistema, troverà davvero tanti ostacoli, non è facile farsi un nome o far conoscere una buona storia al grande pubblico, e in genere, si rimane in un ambito quasi di gruppo.
Si vendono alcune copie, ma non cifre importanti.
Naturalmente, qualcuno ci riesce, ma sono certo che dietro ci sia un lavoro immenso.
Se lo scopo di auto pubblicarsi è quello di fare molti soldi, quindi, diventa molto difficile.
Io scrivo, e ho scritto molto, nel tempo. Adesso sto pubblicando i miei libri online, ma ho una visione di questo mondo che non mi porta ad aspettative particolari.
Mi sono trovato con molti libri scritti, e alla fine ho deciso di pubblicarli, soprattutto, ho deciso di averne una copia stampata per me. Avere i miei libri stampati, nella mia libreria, è una personale soddisfazione che può avere soltanto chi ha amato davvero scriverli.
Questo è il motivo principale per cui pubblico i miei libri.
Alcuni, specialmente gli amici che mi conoscono, li comprano, ma state certi che non ho una vendita che mi faccia esultare. Ogni tanto se ne vende uno, ma non aspettatevi la fila davanti alla vostra pagina.
E continuo a scrivere, continuo a farlo con piacere e con soddisfazione, adesso che li vedo stampati, lo faccio con più piacere ancora.
Auto pubblicatevi, cercatevi uno sito di self publishing  e date forma ai vostri scritti, ne avrete una bella soddisfazione personale. Ne sono convinto.