Quando osservo che forse sarebbe il
caso di non andare a votare, tutti, vengo accusato di menefreghismo.
Il punto è che se una persona fa una scelta, anche se non la
condividete, ha fatto una scelta. Ha usato la sua discriminazione e
ha scelto. Il menefreghista non sceglie. Non fa.
E' diverso.
Siamo così intasati di frasi fatte, di
imposizioni, di leggi, di regole, di doveri, che non siamo più in
grado di guardare liberamente, non siamo in grado di pensare
liberamente, non siamo in grado di andare un po' più in là di
quanto ci concedono.
Se dico che un mondo diverso è
possibile, è perché ci ho pensato. Se dico che si potrebbe vivere
senza tutto il baraccone di morte che abbiamo messo in piedi si può,
è perché ci ho pensato.
Siamo così convinti che non ci sia
altro modo di vivere che nemmeno ci pensate più.
“Da migliaia di anni l'uomo vive
così!”
E quindi? Dobbiamo continuare ancora
per migliaia di anni o milioni di anni?
Impossibile.
Lo sapete meglio di me.
Se si continua così non ci saranno
migliaia di anni da vivere. Ci estingueremo prima.
Lo sapete meglio di me.
Eppure, non volete cambiare, non volete
cambiare perché pensate che il cambiamento sarà così traumatico
che perderete tutto quello che avete.
Ma non è così. Tranquilli.
Un cambiamento sociale del pianeta non
si può ottenere in un istante, ce ne vogliono almeno tre.
Così avrete il tempo di morire. Una
volta morti, sarà compito di chi rimane. Vero?
Allora, visto che chi c'è adesso non
subirebbe grandi cambiamenti, perché non cominciare a cambiare
qualcosa?
Ad esempio, perché non cominciamo a
lasciarci andare in qualche pensiero diverso?
Perché non lasciamo che fantasie
positive entrino nella nostra mente?
Perché non cominciamo a pensare che
rinunciando oggi a una piccola cosa, potremmo aiutare i nostri figli
o nipoti in futuro?
Perché dobbiamo per forza seguire le
regole, anche quando ne vediamo l'assurdità?
Non sto parlando di fare rivoluzioni,
non è tempo. Sto parlando di cambiare qualcosa in noi stessi. Non
qualcosa di traumatico, che ci spaventa, ma qualcosa di piccolo,
qualcosa che potrebbe strapparci un sorriso nel farlo. Perché non
proviamo a fare una sola cosa diversa oggi?
Perché abbiamo così paura del
giudizio degli altri, anche se diciamo che quello che pensano gli
altri non ci interessa? Si, ci interessa quello che pensano gli
altri. Ci interessa il giudizio di chi ci sta attorno, altrimenti
perché faremmo tutto quello che facciamo? Ci interessano gli altri,
e allora possiamo farglielo anche capire in qualche modo. Vogliamo
vivere in un mondo dove gli altri hanno una qualche importanza per
noi, perché senza gli altri non possiamo avere specchio di noi.
Quello che vediamo negli altri, siamo
anche noi.
Allora, se gli altri non ci piacciono o
ci ispirano sentimenti negativi, possiamo cominciare a osservare noi
stessi sotto quell'aspetto. Mettendoci nei panni di un altro,
osservando come potrebbe osservare. Possiamo non condividere, ma
questo non significa che noi siamo estranei a quei sentimenti, forse
dobbiamo solo rivederli un po'. Non possiamo cambiare gli altri se
non con la violenza, il sopruso, il condizionamento, l'imposizione.
Ma possiamo cambiare noi, semplicemente ascoltandoci. Ascoltandoci
ogni giorno, rimanendo fermi, immobili per qualche minuto e guardare
dentro di noi. Sentire se ci siamo, oppure se ci sono solo pensieri,
sentire se c'è silenzio, quel silenzio che ci indica che siamo vivi.
Ascoltiamo questa vita, ogni volta che possiamo, una, dieci, mille
volte al giorno, e lentamente, scopriremo che si può cambiare, che
si può vedere, che si può capire.
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