Le campane tibetane sono degli oggetti molto diversi da
quanto siamo abituati a chiamare con il nome di campana, in quanto non sono
appese a testa in giù e non hanno un battacchio fisso interiormente ma sono delle
ciotole di metallo da utilizzare tenendole sul palmo della mano con i bordi
rivolti verso l’alto o su un cuscinetto apposito.
Sono composte da una
lega di sette minerali particolari che, come ogni cosa nel mondo orientale,
riconducono alla cosmologia astrale, e alla cosmologia religiosa.
Sono infatti composte da
oro (Sole) argento (Luna) rame (Venere) ferro (Marte)stagno (Giove)
piombo (Saturno)e dal mercurio (Mercurio)una particolarissima lega che le rende
capaci di suoni particolari che vengono definiti “terapeutici” in quanto
solleticano le onde theta ed è per
questo che il loro costo è più elevato che quello delle campane prodotte in
altri luoghi come il Nepal o la Cina, le cui produzioni non sono così ad alto
livello sonoro.
Oggi vengono prodotte anche in Nepal ed in India ma sempre
nei monasteri dove si continua la tradizione della lega dei sette preziosi
minerali.
Le campane una volta fuse e raffreddate, vengono finemente
cesellate a mano o decorate con mantra che risaltano su smalti spesso neri. La
curiosità che forse non tutti sanno è che se la campana dovesse incrinarsi
nella cottura o nell’intarsio della decorazione, non potrà più essere
utilizzata perché riscaldare nuovamente quella lega significherebbe perdere la
sonorità della campana stessa. Vengono quindi utilizzati gli “scarti” per
forgiare molti altri tipi di manufatti ma non sicuramente un’altra campana.
Sono considerati strumenti vibrazionali perché il loro suono
puro produce una vibrazione politonale (con vari toni), che va a interagire con
il sistema energetico del corpo il quale si basa anch’esso su vibrazioni, come
ben ci spiega al giorno d’oggi la fisica quantistica.
In Tibet o comunque nei monasteri dei Lama tibetani si
utilizza la “ciotola sonora” (nome più indicato per l’oggetto in questione)
solo in alcuni momenti di cerimonie importanti, dove vengono utilizzati anche
altri strumenti particolari come il damaru e il Kanling. Queste cerimonie sono pratiche di lunga vita o di
richieste particolari a “divinità” che hanno un particolare influsso sul nostro
sistema vibrazionale
Da parecchi anni questi strumenti che erano utilizzati solo
per mantenere alte le vibrazioni nelle pratiche religiose, vengono utilizzati
per altri scopi, soprattutto in pratiche olistiche e atte al benessere
psicofisico dell’uomo.
Ogni ciotola sonora ha una sua particolare vibrazione e
quindi un suono diverso dalle altre. Questa differenza è data dalla grandezza,
dalla forma e dalla percentuale utilizzata nella lega di ognuno dei sette
elementi che la compongono.
Troviamo quindi ciotole sonore di dimensioni minuscole o
altre di dimensioni enormi che vengono utilizzate nei modi più disparati.
Alcuni operatori del benessere poggiano le ciotole sonore
sulle persone, calibrando la grandezza della ciotola, il suo suono, il
risultato che se ne vuole ottenere, e le “suonano” battendo con il battacchio
su di esse. Questo è il modo più comune di utilizzare le campane tibetane, ma è
una “interazione” che a mio avviso è troppo intensa e invadente per la persona
che è sottoposta al trattamento. Io prediligo metodi più gentili ma che sono
più efficaci a lungo termine.
Il battacchio di queste ciotole è un legno rotondo e lungo
circa venti centimetri variamente intagliato con la parte finale liscia che
viene tenuto nel pugno dalla parte intagliata e battuto sulla campana o ciotola
per dare il caratteristico suono.
Si può anche utilizzare il battacchio in un altro modo:
impugnandolo strettamente nella mano destra e facendolo passare sulla
superficie esterna della ciotola producendo uno sfregamento che provoca un suono
del tutto particolare e diverso da quello prodotto dal battito.
Io ho imparato ad utilizzarle nelle cerimonie accorgendomi
che il solo battito sulla parte esterna della ciotola con il battacchio
produceva delle “sensazioni particolari” anche all’animo umano.
In fondo era la finalità per cui le si utilizzavano anche
nelle cerimonie religiose, ma estrapolando la parte religiosa del cerimoniale
il suono restava comunque un ottimo interlocutore con il sistema energetico di
chi avevo di fronte.
Faccio un esempio; se la persona che stava ascoltando il
suono aveva dei blocchi energetici, la campana corrispondente al punto del blocco
suonava male, era stonata e differiva tantissimo dal suono delle altre.
Ho inizialmente trovato molto strana questa stonatura e ho cominciato
a cercare una soluzione al problema. Ho lavorato molto con i miei Maestri su
questa particolarità e ho scoperto che la ciotola sonora è influenzata dalla
capacità di “penetrare” nel campo vibrazionale della persone che ha attorno,
per cui se trova un blocco il suono non riesce a passare e quindi torna
indietro “stonando”.
Ho scoperto che per sbloccare quel punto dovevo lavorare con
le altre campane che avevano riscontro sulle vibrazioni dei punti vicini a
quello ostruito, così che riuscissero a sbloccare l’energia incastrata e
finalmente potesse suonare bene anche quella che sembrava stonare.
Questo è il modo che utilizzo io per suonare le ciotole
sonore. Una meditazione di gruppo. O anche privata, che abbia come finalità
quella di sbloccare i punti “intasati” delle energie, così che ricominciando a
fluire nel modo giusto possano essere di beneficio a tutto l’organismo.
Spesso dopo questo “sblocco” che io percepisco già dai suoni
rinnovati e gradevoli delle campane, la persona che si è sottoposta al
trattamento di meditazione scoppia in un pianto liberatorio.
Questo mi rinnova la conferma che sto lavorando nel modo
giusto.
Le meditazioni con le campane tibetane si possono effettuare
nel centro Naturopatico di Airuno su prenotazione.
Per informazioni Luoghi di Luce (pagina FB luoghi di luce) oppure
Luoghi del Benessere (pagina FB tecniche del benessere)
Nessun commento:
Posta un commento