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Anni di tentativi.
Anni dedicati alla ricerca, alla scoperta, specialmente a
quella interiore.
Meditazione, riti, ritiri, discussioni, letture, pensieri,
analisi, concentrazione, visualizzazioni… e tanto altro, per cercare, cercare e
cercare.
Visto da adesso.
Cosa cercavo?
L’illuminazione.
Una delle parole che più hanno stimolato la mia mente.
La saggezza.
Un’altra parola magica.
La visione profonda.
Anche questa intrigante.
Ho percorso i meandri della meditazione analitica, della
meditazione silenziosa, della meditazione noiosa, della meditazione
intelligente e della concentrazione assoluta.
Vista da adesso.
Mi chiedo se mi sia servito a progredire, a migliorare,
oppure se non era altro che un attaccarsi a qualcosa per nascondere altro.
Si, perché infondo, ho cominciato a capire qualcosa solo
quando ho mollato tutto.
Quando mi sono disfatto, con fatica, di tutti i miei
concetti sull’illuminazione, sulle credenze, sulle visualizzazioni, sul
buddhismo, sulla vita , sulla morte, sui debiti, sui soldi, sull’amore, sulla
compassione, e così via, ho cominciato a sentirmi leggero.
Non illuminato, non saggio, solo leggero.
Questa leggerezza si è aperta nella mia dimensione
interiore, e mi trovo, qui. E sto bene.
E non ho interesse per niente altro che non sia la mia
piccola lotta interiore per eliminare ogni cosa che tenta di rappigliarmi a
qualcosa.
Sto bene. Niente altro.
Mi sento a mio agio.
Svanita la paura di ogni cosa, anche della morte.
Svanita la rabbia per il mondo che non fa quello che volevo
io.
Svanita la mia resistenza a me stesso che voleva che facessi
delle cose per migliorarmi.
Più niente che si agganci in maniera costante.
Svanite le credenze imposte, e cerco continuamente di
distruggere anche quelle che creo io involontariamente.
Ogni concetto che si forma e che inizia a camminare nei miei
pensieri, lo distruggo.
Non voglio più niente.
Non ho più bisogno di credere in niente.
La mente non accetta questa condizione. Per questo a volte
sono in discussione con essa.
Ma c’è un risvolto anche in questo fatto.
Ho scoperto che la mente, non è una sola.
Ho scoperto che la mente non può creare da sola.
Non può costruire niente, nessun concetto. Nessuna credenza,
nessuna fantasia.
Non po’ farlo da sola.
Per farlo ha bisogno di sdoppiarsi, di avere un interlocutore.
Ha bisogno di avere qualcuno a cui raccontare le sue creazioni, altrimenti, per
chi le fa?
Questo qualcuno è la stessa mente che si sdoppia, tra
creatore ed osservatore.
L’osservatore controlla, annuisce, nega, accetta, rifiuta,
si congratula, si gratifica, oppure si nega, si rifiuta di proseguire e ti
convince a cambiare argomento.
Osservatore ed osservato si aiutano a vicenda, ed intanto
consumano ogni stilla di energia interiorei n futili ed inutili tentativi di
capire, di creare qualcosa di diverso.
I pensieri continuano ad emergere e a creare nuovi e intensi
ragionamenti, nuovo alimento per nuovi giorni pieni di pensieri.
Eppure, i pensieri non sono nuovi.
I pensieri non sono mai nuovi. Sono pensieri già costruiti,
già fatti, già vissuti.
Non c’è niente di novo nei pensieri.
Tutti i pensieri che emergono a queste due menti, non sono
altro che il frutto di esperienze, di accumulazioni, di ricordi che provengono
dalla memoria
Non c’è niente di nuovo nella memoria.
Se è memoria, è qualcosa di già visto, di già vissuto.
La mente non può creare nuovi pensieri. Si deve per forza
riferire a quanto ha dentro di sé.
Può modificarli, può comporli in maniera diversa, può
metterli assieme in maniera che appaiano
nuove concezioni, nuove credenze, nuova poesia, ma prende ogni cosa in qualcosa
di già vecchio, nella memoria.
Quindi, a cosa serve pensare?
Serve a gestire la propria vita sociale, la propria vita
materiale.
Interiormente, non ha senso, non serve a niente se non a
creare confusione e conflitto.
Eliminare l’osservatore. Non serve.
Se si rimane senza osservatore, non si può più costruire
niente. L’osservatore è il tramite tra il presente e i ricordi. Se non si hanno
ricordi, non si può costruire. Se non si costruisce si rimane nel presente, se si
rimane nel presente, c’è solo una mente, e non ha bisogno di pensare attraverso
i ricordi. Riceve le informazioni in termini così immediati, che non si ha
bisogno di pensarli, ma diventano azione immediata.
E quindi a cosa serve fare un percorso, se non a convincersi
di teorie pazzesche che distruggono vite intere? Un percorso ti obbliga ad anni
di pratiche, di studi, di energie date ad altri, di energie sprecate, di
energie rubate per mantenere in piedi
strutture che esistono soltanto per consumarci l’esistenza, facendoci credere
che senza di esse…..
Non c’è niente.
Ed è così.
Non c’è niente.
Ed è meraviglioso.
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